Vorrei iniziare il nuovo anno parlando degli scenari negativi. Mi riferisco a quegli scenari che la nostra mente fa emergere e che, invece di aiutarci a prepararci per un’eventuale situazione, provocano il risultato opposto, impedendoci di sperimentare e imparare qualcosa di nuovo.
Ho identificato finora 4 tipi di scenari negativi che quando hanno potere su di noi, ci fanno sentire meno il nostro corpo. Essi occupano la nostra attenzione, raccontando una storia di noi stessi che è più legata al passato che al nostro presente. Ci rendono più difficile essere consapevoli di noi stessi perché creano tensioni nel corpo e restrizione del respiro. E sono un tentativo di evitare incertezze e paure. Quando siamo più consapevoli di come si manifestano, acquisiamo più possibilità di riconoscerli e fermarli. Vediamo quindi di seguito una descrizione breve dei 4 tipi di scenario e di come possono manifestarsi.
- Il primo scenario è quello del “dubitare delle proprie capacità“.
Sentirsi insicuri o spaventati – per qualcosa di nuovo o per qualcosa che si è vissuto in passato come negativo – provoca spesso la reazione di voler evitare la situazione che scatena tali sensazioni. Possiamo ritrovarci a cercare qualsiasi tipo di ragione per evitare la situazione attuale diventando molto creativi nel trovare scuse.
Per esempio, può accadere che i compiti che normalmente non consideriamo importanti assumono improvvisamente un’importanza tale da far pensare che siano la vera priorità, così da evitare la situazione che fa sentire insicuri delle proprie capacità. - Il secondo scenario è “tutti gli altri sono migliori“.
La paura e l’insicurezza invitano il cervello a paragonarsi con gli altri per valutare le nostre capacità. Ma questo non è sempre pratico: ci sono situazioni in cui il confronto con gli altri non fornisce informazioni valide, soprattutto quando la situazione è nuova. Inoltre, le nostre differenze possono rendere il confronto con gli altri irrilevante. Ma può essere un meccanismo di autosabotaggio: considerarci inferiori a qualcun’altro ci offre una forte ragione per evitare la situazione. - Il terzo scenario è “essere migliore di qualcun altro“.
Questo scenario può sembrare più favorevole. E in alcune situazioni, può esserlo: possiamo avere successo quando gli altri non ce l’hanno, o essere migliori secondo alcuni standard inerenti allo sport, a progetti professionali, alla situazione finanziaria, alle abilità sociali. Ma perché, essere meglio degli altri dovrebbe diventare un obiettivo in sé, occupando le nostre energie con confronti? Il bisogno automatico di dimostrare che siamo migliori di qualcun altro può rivelare una fragilità nell’autostima, un bisogno di compensare un manco vissuto nel passato o anche una forma di controllo che predilige ciò che é quantificabile. - Lo scenario numero quattro è “commettere errori“.
Si riferisce alle nostre reazioni quando commettiamo degli “errori”: riusciamo a mantenere la calma e ad assumerci la responsabilità di ciò che abbiamo fatto? Oppure ci troviamo nel panico o, all’opposto, facciamo finta che non ci riguardi, che non ci interessi?
Sicuramente altri scenari possono occupare la nostra attenzione. Qualunque siano i tuoi, puoi prestare attenzione al fatto che quando si riproducono nella tua mente, la tua capacità di prestare attenzione diminuisce come il tuo essere nel momento presente.
Il corpo diventa più teso, il respiro più superficiale e corto. Il livello di energia può aumentare, ma spesso creando una reazione di stress non sostenibile.
Il mio consiglio, per spostare l’attenzione dallo scenario che si svolge nella mente alle situazioni che si verificano nel momento presente, è di impegnarsi in un’attività che mobiliti il corpo e che focalizzi l’attenzione sulle sensazioni fisiche che si percepiscono. Per questo, respirare in modo più consapevole è sempre un ponte per riconnettersi con il proprio corpo.
Foto scattata in Val Mustair