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Praticare la Gratitudine

‘Che cosa é il perdono ?’
chiese l’alieva al maestro.
Lui sorrise, prese un sasso e glielo posò davanti :
‘il violento lo userebbe come arma per fare del male.
Il costruttore ne farebbe un mattone su cui edificare una cattedrale.
Per il viandante stanco sarebbe una sedia dove incontrare riposo.
L’artista scolpirabbe il volto della sua musa.
Chi é distratto ci inciamperebbe.
Il bambino ne farebbe un gioco.
In tutti i casi, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo.
Con il perdono l’uomo sceglie di trasformare i sassi della vita in amore.’ (*)

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Riconoscere i propri risultati

Nell’ultimo articolo, abbiamo parlato di come meravigliarsi così da alimentare un altro tipo di attenzione.
Spesso prestiamo attenzione alla nostra realtà attraverso le lenti dell’essere occupati con una “lista di cose da fare”, con preoccupazioni e problemi – reali, potenziali o immaginari. In questo stato, il nostro Giudice Interiore ottiene molto materiale per confrontare e criticare ciò che facciamo e come siamo. Ne risultano stress, insoddisfazione, insicurezza e persino ansia.
Il tipo di attenzione che consiglio di alimentare è quella dove sperimentiamo l’essere semplicemente nel presente. Può accadere quando ammiriamo un’opera d’arte o la natura. Aiuta a spostare la nostra attenzione dal fare all’essere. È anche legata alla capacità di apprezzare di più: una meravigliosa melodia, un magnifico paesaggio, un bel momento con amici e familiari. O semplice godere la quotidianità.        [Read more]

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La capacità di meravigliarsi

Sperimenti anche tu un Giudice Interiore che ti parla in molto scortese e critico, che commenta le tue azioni e i tuoi comportamenti, e talvolta il tuo modo di essere, con frasi di questo tipo?
“Non sei mai abbastanza bravo”. “Avresti dovuto fare meglio”. “Gli altri sono migliori di te”. “Sei un impostore che presto verrà scoperto”. “Non ce la farai mai”.
Molti clienti iniziano a lavorare con me essendo già consapevoli di avere un Giudice Interiore.   [Read more]

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Cambiare il Nostro Stato Interno

Quest’anno, per la terza volta, Un Giorno per Respirare ci ha regalato delle esperienze corporee profonde e preziose.
Vorrei iniziare dicendo che sono molto fortunata ad avere sempre nelle mie attività dei partecipanti adorabili: persone disposte a sfidare se stesse, capaci di seguire le mie istruzioni ed a dare fiducia al proprio corpo.
Ho bisogno di menzionare questo aspetto perché può sembrare evidente, ma non lo è: anche quest’anno mi sono sentita onorata dal privilegio di guidare un gruppo così bello e ingaggiato.

Anche se pratico l’attenzione e la consapevolezza al corpo da più di 20 anni, continuo ad essere sorpresa e impressionata da quante informazioni troviamo racchiuse nel nostro corpo. E quanti strumenti sono potenzialmente accessibili grazie al fatto di avere un corpo.
È talmente ovvio che è passa inosservato. In teoria, sappiamo che muovendo e impegnando maggiormente il corpo in un’attività si provoca – molto probabilmente – un cambiamento nello stato mentale ed emotivo.

Tuttavia, quando ci troviamo in determinati stati, modificarli può risultare estremamente difficile. È come se ne fossimo prigionieri.
A quali stati mi riferisco? Sentirsi bloccati, sentire l’impulso di proteggersi stando sulla difensiva e chiudendosi… Stanchezza, impotenza, mancanza di concentrazione, demotivazione sono tutti potenziali ostacoli che rendono difficile cambiare il nostro stato interiore. Ma, paradossalmente, ci forniscono un’esperienza familiare. Un’esperienza nota e persino stranamente confortevole.

Possiamo soffrirne, ma la familiarità è confortante e dà un falso senso di controllo: dà l’impressione di sapere chi siamo e cosa sta succedendo. Può confermare la convinzione di non essere amati, di essere insufficienti, di non essere abbastanza. Che dobbiamo essere responsabili di ciò che accade attorno a noi. Che il mondo sia solo tradimento e ostilità. Che siamo sfortunati.

In questi momenti, impegnarsi nel movimento – respirare, fare esercizio o cambiare attivamente la focalizzazione della nostra attenzione – significa entrare nell’ignoto. Richiede coraggio e motivazione – qualità che i miei partecipanti hanno manifestato – e pratica.
In effetti, diventa quasi impossibile cambiare il nostro stato interiore quando la pratica di connetterci con il corpo manca.
Senza questa pratica, finiamo per rimanere bloccati provando emozioni negative. Questo non è solo una triste ripetizione del passato, ma anche un’esperienza in cui la fonte di stress e di sensazioni spiacevoli è associata al corpo, invece di essere una fonte di forza e di sensazione di essere vivi.

Perché alla fine, é questo l’obiettivo principale: sentirsi vivi ed essere nel flusso della vita. Così da godere di un corpo che ci permette di notare che sperimentiamo costantemente nuove situazioni, che ci insegnano qualcosa su noi stessi.
La pratica che raccomando é anche un invito ad offrire al nostro corpo più gratitudine e rispetto, indipendentemente dalla nostra estetica, dalla nostra storia e dalle nostre condizioni.
Tutto ciò che ci riguarda – anche il pensiero – è merito del fatto che abbiamo – e siamo – un corpo che ci permette di cambiare il nostro stato interiore.

Foto: parco WWF vicino a Capalbio, Toscana

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Come mi sento?

Quando lavoro con i clienti, o conduco mie attività di gruppo o sviluppo i miei articoli, sottolineo sempre l’importanza della respirazione.
Vorrei attirare ancora una volta la tua attenzione su questo argomento, perché la nostra mente tende – ed è molto brava in questo – ad ignorare l’importanza di questa funzione vitale così da passare rapidamente a qualcosa di più “eccitante”… Che però si trova “al di fuori” del corpo!
Come dargli torto? È vero che la respirazione è, fondamentalmente, “solo” respirazione 🙂   [Read more]

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Concentrandomi su ciò che sentivo e non su ciò che pensavo

“Mi è piaciuto lavorare con Michelle e ho sempre atteso con piacere le nostre sedute. L’ho trovata estremamente intelligente e perspicace e tutto questo con umorismo e leggerezza. Michelle ha il dono di gettare nuova luce su diversi schemi e comportamenti, mi ha aiutato a vedere alcune delle mie azioni da una nuova prospettiva. Oltre a essere un’interlocutrice straordinaria, Michelle mi ha insegnato a relazionarmi con il mio corpo in modo diverso e a ritornaci più volte, concentrandomi su ciò che sentivo e non su ciò che pensavo. Michelle mi ha anche aiutato a vivere a Zurigo e a gestire la cultura svizzera in quanto straniero. Mi sento fortunato ad aver trovato Michelle e ad aver imparato da lei.” David