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Riconoscere i propri risultati

Nell’ultimo articolo, abbiamo parlato di come meravigliarsi così da alimentare un altro tipo di attenzione.
Spesso prestiamo attenzione alla nostra realtà attraverso le lenti dell’essere occupati con una “lista di cose da fare”, con preoccupazioni e problemi – reali, potenziali o immaginari. In questo stato, il nostro Giudice Interiore ottiene molto materiale per confrontare e criticare ciò che facciamo e come siamo. Ne risultano stress, insoddisfazione, insicurezza e persino ansia.
Il tipo di attenzione che consiglio di alimentare è quella dove sperimentiamo l’essere semplicemente nel presente. Può accadere quando ammiriamo un’opera d’arte o la natura. Aiuta a spostare la nostra attenzione dal fare all’essere. È anche legata alla capacità di apprezzare di più: una meravigliosa melodia, un magnifico paesaggio, un bel momento con amici e familiari. O semplice godere la quotidianità.        

Un modo per alimentare questo tipo di attenzione e di percezione consiste nello sviluppare la capacità di riconoscere i risultati raggiunti.
Quando la tua mente lavora solo in funzione alle molte cose da fare e l’attenzione è focalizzata su “cosa c’è dopo”, puoi essere esposto a due problemi principali:

  • Incontri problemi nell’integrazione e nell’apprezzamento di ciò che hai fatto. Poiché l’attenzione è già focalizzata sul “cosa c’è dopo”, si dà poca energia per riconoscere e valorizzare i compiti o le situazioni già vissute.  Diventa anche difficile imparare da esse.
  • La tua mente è sovrastimolata dall’essere sempre occupata dalla prossima cosa da fare. Questo produce molto stress e favorisce un atteggiamento legato all’efficacia – veloce e rapido – che può essere in contrasto con il prendersi cura di qualcuno o di qualcosa.

Il primo problema riguarda il rischio di diventare dipendenti dall’approvazione altrui: non avendo il tempo o la pratica di autoriflessione, si cerca una validazione esterna. Ma quando le “tue” persone sono impegnate o occupate, potrebbero non essere in grado di darti il riconoscimento di cui hai bisogno. Allora il sentimento di frustrazione, di vuoto, d’insoddisfazione o di risentimento può crescere all’interno della tua attenzione.

Il secondo problema è legato alla mancanza di attenzione verso le competenze e le abilità che hai dimostrato: le tue “soft skills” (1). Se non si allena la propria percezione a valorizzarle, si rimane ignari di come si possa realmente conseguire qualcosa. Quando poi queste “soft skills” saranno necessarie, il fatto di non esserne consapevole potrebbe generare maggiore stress e insicurezza, dubbi e incapacità di mostrare la sicurezza che si vorrebbe incarnare.

Questi due aspetti provocano insicurezza e agitazione. La mente è troppo attiva ma non partecipa al lavoro di integrazione, di valorizzazione e di cura di sé. Quindi, fermati e prenditi un momento per riflettere sui tuoi risultati, sulla conclusione di un progetto, sul tuo contributo alle situazioni, su ciò che hai imparato.

Poiché ci avviciniamo anche alla fine dell’anno, puoi concentrarti su ciò che hai fatto, vissuto, sperimentato ed imparato durante l’anno. Puoi scegliere di dedicare un po’ di tempo ogni giorno, fino a Natale, per annotare e riflettere su questi temi.

Consiglio sempre di scrivere su carta. So che sembra un po’ da vecchia scuola – e probabilmente lo è – ma l’attività di scrittura stimola di più il cervello rispetto al “semplice” digitare su un telefono o un computer. Aiuta poi il processo di riflessione e di integrazione.

Goditi il processo di sviluppare un maggiore riconoscimento dei tuoi risultati.
E come sempre, sarò molto felice di sostenerti in questo processo.

Foto scattata in Corsica.
(1) Le “soft skills” corrispondono a delle competenze umane e comportementali, spesso acquisite al di fuori della sfera scolastica o universitaria.

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