«Tendiamo a pensare che l’energia si disperda con l’uso. Pensiamo che più lavoro significhi perdita. Ma l’energia aumenta man mano che la usiamo» (1).
Haruchika Noguchi ha scritto queste righe nel 1984 nel suo libro ‘Order, spontaneity and the body’. In esso, egli riflette sull’importanza di affrontare ciò che la vita ci presenta così da stimolare la nostra energia vitale. Noguchi ritiene che una persona non diventi più forte e più sana evitando – come strategia di vita – ciò che è percepito come negativo o difficile. Anzi, egli rifiuta l’idea di risparmiare, proteggere o conservare la nostra energia vitale perché questo ci renderebbe deboli e fragili, incapaci di affrontare ciò che si trova al di fuori della nostra bolla protettiva.
Il suo scopo nella vita – stimolare la forza vitale per rimanere forti e resistenti – potrebbe essere chiamato “pratica“.
La pratica ci permette di migliorare e conoscere meglio noi stessi, perché, prima o poi, essa ci porterà ad incontrare difficoltà o resistenze che stimoleranno le nostre forze, le nostre qualità e la nostra capacità di resilienza.
Ovviamente, è più facile esercitarsi quando si ha una forte motivazione e un obiettivo da raggiungere. Può essere più difficile quando manca la spinta verso un obiettivo specifico… ed è facile lasciarsi trasportare dalle distrazioni della vita quotidiana. Oppure quando il nostro obiettivo non regge alla prova della realtà, cioè appena incontriamo difficoltà o resistenze, tendiamo a rinunciare. Ma come la maggior parte delle cose nella vita, è una questione di allenamento: all’inizio è difficile, faticoso, a volte caratterizzato dalla sensazione di non sapere bene cosa si sta facendo o se è “utile” a qualcosa. Perseverando, si migliora e, migliorando, si cominciano a ottenere soddisfazioni.
Una pratica “generale” che ci permette di perseverare stimolando la nostra forza vitale é la consapevolezza corporea, la capacità di sentirci. Essa ci aiuta a prenderci cura di noi stessi, rilassandoci, riposandoci e ricaricandoci. Ci offre un obiettivo quotidiano – sentirci e prenderci cura del nostro livello di energia. E possiamo imparare quali sono le difficoltà e le resistenze che ci portano a non prenderci cura di noi, imparando così a conoscerci meglio.
La si può considerare come parte delle competenze che in inglese si chiamano “soft skills”: competenze relative al modo di comportarsi o agire. Spesso possono essere trasposte e riutilizzate in altre situazioni o esperienze. Ma non sono molto facili da misurare o quantificare. E’ possibile arrivare a rendersi conto della loro presenza e della loro importanza solo in una situazione specifica.
Poiché è molto difficile, per non dire impossibile, iniziare a praticare un’abilità quando si è in difficoltà, cominciare prima che si presenti una situazione difficile, in modo da “rafforzarsi”, fa la differenza.
L’esempio più comune che incontro nella mia pratica con i clienti è quello delle tecniche di respirazione da praticare in caso di ansia per evitare che si trasformi in un attacco di panico.
La tecnica funziona molto bene, ma solo se la persona ha già sperimentato abbastanza da sapere come si manifesta nel corpo. In caso contrario, c’è il rischio che, invece di aiutare il nostro sistema ad affrontare un momento spiacevole, il tentativo di praticare una tecnica aggiunga stress e crei ancora più pressione dentro di noi.
Praticare è un investimento: a volte è molto chiaro il motivo per cui lo facciamo. A volte si tratta “solo” di ricentrarsi, respirando consapevolmente e rilassandosi. E questo creerà più energia dentro di noi.
Come sempre, sarò felice di sostenerti nella tua pratica 🙂
(1) ” We tend to suppose that energy is dissipated with use. We think that doing extra work incurs loss. But energy increases as we use it” Traduzione nostra.