‘Che cosa é il perdono ?’
chiese l’alieva al maestro.
Lui sorrise, prese un sasso e glielo posò davanti :
‘il violento lo userebbe come arma per fare del male.
Il costruttore ne farebbe un mattone su cui edificare una cattedrale.
Per il viandante stanco sarebbe una sedia dove incontrare riposo.
L’artista scolpirabbe il volto della sua musa.
Chi é distratto ci inciamperebbe.
Il bambino ne farebbe un gioco.
In tutti i casi, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo.
Con il perdono l’uomo sceglie di trasformare i sassi della vita in amore.’ (*)
Il tema della gratitudine è sempre più popolare. Sembra che praticare la gratitudine abbia molti benefici. Ed è anche un buon argomento per concludere l’anno 🙂
Per cosa puoi essere grato? Di solito pratichiamo la gratitudine concentrando l’attenzione su ciò che è positivo nella nostra vita, e già questo può essere una sfida: allenare l’attenzione a concentrarsi su ciò che è bello, gratificante, bello, accogliente, o semplicemente vivo non è evidente.
Avrai notato che il testo che cito qui sopra parla del perdono come di un modo per trasformare le “pietre”. Nella mia riflessione di oggi vorrei collegare la gratitudine con il potere trasformativo dell’amore, per introdurre un ingrediente che può fare la differenza nella pratica della gratitudine: il perdono.
Poiché anche le difficoltà fanno parte della nostra vita e possono velarne gli aspetti positivi, ti invito a riflettere anche su ciò che è stato difficile quest’anno. Perché quando affrontiamo le difficoltà – grandi o piccole, soggettive o oggettive – abbiamo anche la possibilità di sperimentare i nostri valori, la nostra forza e la nostra resilienza. Possiamo imparare a conoscere di più noi stessi e gli altri. La nostra prospettiva può cambiare e aprirsi a nuove opzioni e nuove opportunità. Infine, le difficoltà ci ricordano che siamo ancora vivi e che la vita non si può prevedere, almeno non del tutto.
Quindi, come con la pietra della storia sufi, possiamo decidere come “usare” e vivere una certa situazione o una certa esperienza. Per esprimere la nostra gratitudine per l’apprendimento che la pietra ci ha portato, dobbiamo lasciare andare i sentimenti “negativi” che l’esperienza difficile può suscitare e perdonare il dolore e il disagio che abbiamo percepito. Possiamo così continuare a nutrire la nostra intenzione e la nostra attenzione su ciò che è importante nella nostra vita, praticando la gratitudine e sperimentando il potere trasformativo dell’amore.
(*) Storia Sufi tratta da Biologia della Gentilezza di Immaculata de Vivo e Daniel Lumera, p. 97.