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Le Abitudini: il modo inconsapevole di essere nel corpo

Le abitudini sono gli automatismi che ci permettono di compiere qualcosa facilmente e senza impegnare molta attenzione. Queste azioni sono state apprese attraverso esperienze di vita, apprendimento, esercizio o tramite ripetizioni.
Tendiamo a distinguerle tra le abitudini positive, che fanno bene, e quelle negative, che non ci fanno così bene 🙂
Per esempio, consideriamo la pratica di esercizi fisici come una buona abitudine. Fumare come una cattiva abitudine. Dormire abbastanza a lungo e mangiare sano come abitudini positive. Andare a letto tardi e mangiare cibo “fast-food” come abitudini negative. La definizione di una buona o cattiva abitudine è, tra gli altri fattori, influenzata dalla società, dalle esperienze personali, dalle nuove mode e dalle nuove scoperte. In realtà potremmo avere una discussione più profonda su ciò che è veramente positivo per noi oppure no. Tuttavia, prima di toccare questo argomento, vorrei attrarre la tua attenzione sul fatto che la maggior parte dei nostri automatismi sono legati alle nostre posture, al modo inconsapevole di essere nel corpo: seduti, in piedi, camminando, respirando. Abitudini che sembrano normali e naturali.

Ma sono davvero normali e naturali?
Beh, lo sono. Ma… Poiché sono automatismi, assumiamo queste posture ripetitive senza esserne consapevoli. Senza esserne attenti. Essere così abituati a fare qualcosa automaticamente diminuisce la nostra sensibilità. Finché una postura automatica non ci porta a creare disagio o dolore, non ce ne accorgiamo.

Credo che l’esempio che illustra meglio quanto descritto sopra, sia la posizione seduta: seduti davanti a un computer con la testa che sporge in avanti e la metà della schiena e le spalle arrotondate in avanti come se volessimo immergerci nello schermo. Dato che è un automatismo, non lo notiamo. Oppure possiamo notare la nostra postura per un breve momento, ma poi l’abitudine prende il sopravvento: ci sembra così normale e comunque la nostra attenzione è attratta dallo schermo.

Questa postura automatica viene messa in discussione quando cominciamo a sentire tensioni dolorose nei muscoli delle spalle o del collo. O a soffrire di mal di testa provocati dalla mancanza di circolazione. O sperimentiamo sensazioni di ansia nel petto a causa della respirazione superficiale nel torace ristretto.

Questi sintomi sono un tentativo del corpo di aumentare la nostra attenzione sui nostri automatismi. Il nostro corpo chiede di rilasciare la postura automatica, di apportare dei cambiamenti.
Come prevenire questa situazione? O cosa fare quando cominciamo a sentire dolore e disagio a causa della nostra postura?
Il mio suggerimento è di allenare la nostra attenzione così da essere più consapevoli delle nostre posture automatiche. Sviluppare una maggiore consapevolezza per scoprire ciò che normalmente passa inosservato, automatico e inconscio.

Puoi iniziare a notare una o due delle tue abitudini automatiche, con l’obiettivo di diventarne più consapevole.
Le più comuni sono:

  • Il modo di sedersi: con la testa sporgente in avanti e la metà della schiena e le spalle arrotondate. O con le gambe incrociate una sopra l’altra. O con il busto piegato a destra o a sinistra.
  • Il modo di camminare: la distanza tra i passi, il modo di muovere o meno le anche e il bacino. La velocità dei passi. Forse la tendenza delle ginocchia a muoversi verso l’interno.
  • Il modo di respirare: veloce e superficiale. Solo nel petto o nella pancia.
  • Il modo di stare in piedi: con il peso sulla stessa gamba, appoggiato contro qualcosa, con le braccia incrociate o le mani intrecciate.
  • Il modo di parlare: iniziare una frase o rispondere al telefono o ad una domanda sempre con le stesse parole.

Nota quanto spesso prendi la postura automatica. Nota come ti senti. Puoi poi provare a introdurre, per un breve periodo, un piccolo cambiamento. Per esempio:

  • Sedersi con la schiena dritta. O con i due piedi a terra. O lavorare davanti al computer in piedi.
  • Camminare facendo passi più corti o più lunghi. O muovendo di più le anche e il bacino (non preoccuparti se questo sembra molto strano). O provare a muovere le ginocchia mantenendole dritte e parallele.
  • Respirare in modo più profondo, per esempio inspirando contando fino a 4 ed espirando contando fino a 4.
  • Stare in piedi con il peso su entrambi i piedi. O con i piedi più distanziati. O senza appoggiarsi. O con le braccia lungo il corpo e non davanti a sé.
  • Parlare, o rispondere, con una frase diversa.

Continuerò questa riflessione nel prossimo articolo. Contattatami se hai domande o osservazioni al riguardo. Sarò molto felice di risponderti.

Foto scattata in Val Mustair

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